venerdì 7 febbraio 2014

martedì 4 febbraio 2014


1992
PORTE APERTE




Se mi chiedono quale è stato il momento di svolta della mia vita, ho la risposta.
Niente di particolarmente eclatante o avventuroso o impegnato.
Sono sul balcone di casa nostra, settimo piano, cooperativa alla periferia di Torino.
E’ una sera estiva, quando la luce dura fino a tardi e sono seduto su  una poltroncina di vimini.
Ho una pila di giornali arretrati da leggere, in particolare inserti del quotidiani La Stampa, dal titolo TuttoViaggi.
Li leggo con lettura rapida “trasversale” per avere spunti per futuri viaggi e...un flash...!!!
Un anno prima eravamo stati a New York.
Ci eravamo detti: bel viaggio, ma come sarebbe bello visitare una casa newyorkese...
Uno degli ultimi giorni andiamo a visitare le Nazioni Unite e leggiamo su un opuscolo che esiste un sistema di volontari che passano qualche ora assieme agli ospiti. Vivrò poi lo stesso sistema, vivendo a Parigi, con il programma “Parisien pour un jour”.
Ci informiamo, ma...peccato, non c’è tempo...il nostro viaggio sta terminando e non se ne fa niente. Sorvoliamo la città nel viaggio di ritorno e ci chiediamo: “Torneremo mai più?”
Flash!!!!
Cinque righe, sull’inserto de La Stampa  e un indirizzo.
La nostra vita stava cambiando in modo irreversibile.
“Servas è una rete di ospitalità per la pace. Chi è interessato scriva a Luigi Uslenghi, Novara”
All’epoca non esiste Internet. Non c’è neanche l’abitudine di telefonare in teleselezione per una iniziativa del genere: busta, francobollo, buca delle lettere. Attesa fino a quando non arriva nella buca personale una lettera di risposta con le indicazioni di come iscriversi a questa associazione.
Anche adesso sembra un poco una associazione segreta.
Si deve superare una serie di prove come in un rito di iniziazione.
C’è il numero di telefono del coordinatore regionale.
Si viene smistati ad una “intervistatrice”.
Questa è la prima persona fisica che incontriamo  e anche la prima casa Servas che visitiamo.
Una delle particolarità dell’associazione è che non ci sono sedi fisiche. Ma la rete è composta fisicamente di case vere. Di vere persone.
Veniamo approvati: gli esami non finiscono mai...
Entriamo nella lista, che è la struttura comunicativa dell’associazione: un elenco di indirizzi.
E’ interessante ricostruirne la storia.
Oggi le liste Servas sono in un archivio on line denominato Dolphin. Io le scarico e le metto dentro un Ipad.
All’inizio si trattava di una normalissima agendina scritta amano da una anziana quacchera californiana militante pacifista: Ester Harlan, il suo nome. Conteneva nomi e indirizzi di militanti pacifisti di molti paesi del mondo, per lo più quaccheri, ma non solo.
Lei aveva scritto su una rivista un articolo su Gandhi che venne letto da Bob Luitweiler, giovane obiettore di coscienza americano.
Bob si reca da Ester e le spiega il suo progetto di fare il giro del mondo ( siamo nei primi anni dopo la fine della seconda guerra mondiale) e l’agenda diventa la base di dati per questo primo viaggio.
Servas viene poi formalmente fondato ad Askov, in Danimarca.
La prima lista, quella dei soci fondatori, comprende una dozzina di nomi, tra cui  quello di un italiano, un valdostano. Purtroppo io ho visto questa lista in un incontro internazionale, ma non sono poi riuscito ad averne una copia.
Il meccanismo era comunque avviato e seppure gradatamente si sono avviate liste in diversi paesi. In Italia, per impulso di Maria Soresina, Servas Italia si avvia all’inizio degli anni ‘70.
Noi entriamo dunque vent’anni dopo. Che succedeva se quella sera d’estate non leggevo quel trafiletto?
Eccoci comunque a sostenere un altro esame, per diventare “viaggiatori” e disporre della cosiddetta “lettera di viaggio”.
Questa volta è Gianni Catania, il coordinatore in persona che ci intervista. E’ contro l’auto, vegetariano, gandhiano. Abita in un malfamato, affascinante palazzo della casbah di Porta Palazzo. Incominciamo ad abituarci a frequentare case di ogni tipo.

Ci dà la lista inglese e le istruzioni base: contattare per tempo, essere puntuali, portare un regalino dall’Italia, ringraziare con una cartolina, fare la relazione di viaggio...
E ci troviamo così per la nostra prima esperienza all’estero nelle feste di Natale a Londra. Servas ci offre la prospettiva di una “day hospitality”: incontrare un vero inglese, in una vera casa inglese...
Telefono, con una certa emozione, a P.L., con un discorsino imparato quasi a memoria:
“Siamo una famiglia di 5 persone, Porte Aperte  a Torino, Italia. Non cerchiamo ospitalità per dormire, vorremmo conoscere P.L., bere un caffé o un tè.”
Ci dice di andare a casa sua alle 12.10.
Precisione anglosassone!
Fa un freddo boia.
Arriviamo con non poche difficoltà  nella periferia nord della città.
Siamo tutti e cinque.
Sono le 11.55, perfino in anticipo. Con il senno di poi, un errore gravissimo, quanto arrivare in ritardo.
Entriamo nell’anticamera che dà su un salone dove ci sono dappertutto, per terra, sulle poltrone, dischi in vinile. Storici, preziosi. Delicati.
“Hello! We are Servas Open Doors…” riparte il discorsino imparato a memoria.
P.L. mi interrompe: “Wait!”.
E’ mezzogiorno e lui “deve” sentire il notiziario della BBC.
Abbiamo voluto arrivare in anticipo? Per fortuna il notiziario dura appunto dieci minuti. Noi lì in piedi con i nostri cappotti e giacche a vento, cominciamo a sudare…
Finisce il notiziario.
“ We are Servas…”
Mi riblocca:
“The Letter of Introduction!”
(nota: la lettera di introduzione è il documento ufficiale che certifica l’iscrizione a Servas)
La prende in consegna e scompare. Ci guardiamo, perplessi.
Ricompare dopo qualche minuto con la lettera fotocopiata.
“We are…”
Un record…mi blocca per la terza volta.
“Come with me!”
Ci vuole mostrare la stanza dove ci vuole ospitare!
A questo punto sono io a bloccarlo.
Abbiamo già una casa a Londra. Vorremmo passare un poco di tempo con un Servas inglese.
In realtà incomincio a pensare “Chi ce l’ha fatto fare?”…con i nostri giacconi, in piedi, i dischi preziosi  a gravissimo rischio…
La risposta di P.L. è stupefacente.
Non può perché “deve” vedere una partita di calcio su Sky in diretta.
Pensieri contrastanti nelle nostre menti: “Maleducato! Per fortuna! Possiamo vederla anche noi?”
In compenso veniamo per così dire “subappaltati” a due ospiti russe, ospiti di P.L. che ci potranno guidare per il quartiere e passeranno il pomeriggio assieme a noi.
Tiriamo nel complesso un sospiro di sollievo, per il pericolo scampato e pensiamo:
“Sono tutte così le Porte Aperte Servas?”